giovedì 20 novembre 2014


Trasparenza: fantasma e materia
di Silvano Posillipo


Il paradosso della trasparenza è nella costruzione di una cinematica idealizzata dotata della virtù di non mostrare altro che l’assenza. Autoreferenziale: la sua essenza è di fondarsi sulla presunta innocenza, della mancanza di macchia, di resto, di scarto. Si chiude sul suo stesso messaggio, permettendo la coincidenza e la sovrapposizione tra colui che invia il messaggio e colui che lo legge per creare un nuovo tipo di soggetto la cui divisione resta occultata dalla messa in evidenza di un tutto visibile e inappellabile. Soggetto mediatico e massificato che non ha l’Altro da interrogare sulla sua singolarità.
Trasparenza quindi come macchina dell’interpretazione escatologica e democraticamente ineccepibile. Anche per questo il “dato”, una volta estratto il concetto stesso di numero, impedisce, con una deduzione a priori, la possibilità di equivoco.
L’astuzia del primo ministro di Poe nel far divenire trasparente alla vista la lettera rubata è oggi modalità costante e reiterata. Dupin, solo, avverte come punto opaco la stessa visibilità manifesta della lettera.
Trasparente deve divenire il soggetto stesso alla pratica del controllo, trasparente all’Altro per l’Altro.
La clinica offre numerosi esempi di tentativi e messe in opera del fantasma della trasparenza: l’anoressica per consentire alla vista la presenza dello scheletro con cui deformare il desiderio alla punta estrema dell’estetica, nel punto esatto dove il godimento del controllo del proprio corpo esercita un potere orrifico su colui che guarda, consegnando l’oggetto causa alla presa del super-io nell’identificazione a quell’osso messo di traverso al desiderio e alla voracità. La trasparenza è qui usata per mostrare all’altro la sua inutile castrazione.
L’ossessivo fantastica, come Freud aveva colto nelle idee infantili di super-visione da parte dei genitori, di poter diventare invisibile: poter commettere il crimine (l’unico vero crimine il parricidio) sottraendosi alla Legge per assenza di un corpo a cui attribuire la colpa. Soluzione invocata per uscire senza rischi dalla sua fortezza alla Vauban, come si esprime Lacan nel quinto Seminario. Senza il corpo allora non vi è crimine, non vi è il godimento manifesto alla domanda dell’Altro, ma furto di visione, del goderne, capovolgendo la vergogna sull’altro. Qui il fantasma di farsi trasparente implica la riduzione a puro sguardo del soggetto davanti all’altro che non sa del suo godimento trattenuto.
Altra trasparenza nell’anima bella dell’isteria nel farsi operatrice, nel prodigarsi per l’altro, del suo essere tutta disponibile, ma saturando la domanda e così rendere impossibile cogliere la mancanza ad avere.
La perversione dà ancora un altro modo di intendere l’uso del fantasma. L’applicazione dello stesso è nel perverso come attrattiva per quell’oggetto che fa causa per l’altro (la virtù, la bellezza, l’ideale, la verità, il bene, la certezza) e per il quale segue la legge; trasgredirla serve per mostrare l’evidenza del contrario: l’unica modalità adatta al corpo, reso trasparente alla volontà, è la legge del godimento, il farsi strumento dell’imperativo.
Del resto lo stesso Freud sceglie Edipo per farne un mito illustrativo. Edipo che per l’appunto non teme l’oracolo di Delfi, ritenendolo esatto - la sua personale storia glielo confermava - e pertanto si sente trasparente all’accusa che grava sulla città di dare asilo all’assassino. Innocente per diritto vuole svelare, mostrare al popolo che non è complice del misfatto e che perseguiterà il reo. Tiresia indica l’altra cecità, quella che risiede nell’inconscio freudiano, per cui non si può calcolare la verità.
Lacan sottraendo la verità alla presa (facendone di conseguenza una causa), supera la dicotomia sapere/verità e approda a una dimensione che si inscrive nell’uomo oltre il linguaggio: il reale.
Per l’uomo attuale questa dicotomia, fulcro della dialettica hegeliana, cerca nella sintesi, nel pensiero unico, la sua esaustione.
E’ interessante osservare come nella certezza scientifica di poter consumare la verità con la tecnologia si annidi l’ideale della metafisica: l’Uno senza l’Altro. Giungere all’Uno, che possa essere sopportato senza colpe e senza la presenza di un dio nei cieli a cui poter attribuire un sapere incognito (l’imperscrutabile volere divino) che introduca un luogo immaginario a S(A/).
Verità, nelle prove scintifiche, come valore assoluto è il modo della scienza di costruire la dimensione del reale: vuole farsi un reale a partire dalla verità, dal proprio linguaggio purificato.
La scienza si presenta quindi come universale, l’universale della normalità, la norma riassunta dalla scienza stessa. Il suo paradigma è di pensare sempre il presente. Oggi si trova in pole position proprio perché la scienza meglio di altro si aggrappa al presente senza storia.
Questo tutto da vedere nella trasparenza dice che ciò che fa ostacolo è un oggetto che si sottrae al concreto, dispone di un altra materia che è significante e non di senso, trasparente alla macchina elettronica come lo era stata alla filosofia. Si tratta di un oggetto che il fantasma mette in scena in connessione con il soggetto dell’inconscio dandone un immagine sopportabile e articolabile: ricordo qui l’angoscia con la madre del piccolo Hans, per il quale c’è un troppo nel disgusto materno e un niente oltre il giallo del suo intimo. Dovrà farsi una scena adeguata per mettere in ordine la differenza tra ciò che la madre desidera e il modo per goderne. Annodare la questione in un sintomo è il contrario della mostrazione di sè, per confermare e riconoscere un sè in un selfie.
La pratica dell’outing suppone infatti un poter dire di sè, di riprodursi in una psicoterapia per essere uguali, nel tutti uguali rispetto al godimento e per distribuirsi , secondo protocollo del padrone, nella categoria del possibile e misurato rapporto sessuale.
E’ forse il tentativo di generare un tempo dello sguardo, sempre ripetuto, dove i feticci conservino il desiderio per un domani in cui non avere nostalgia.


Genova, settembre 2014

Nessun commento:

Posta un commento